martedì 11 marzo 2014

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DALL’EUROPA UNA CONVALIDA DELLA NORMATIVA ITALIANA IN MATERIA DI SHOPPER

Novara, 11 marzo 2014 – La Commissione Ambiente del Parlamento Europeo ha votato ieri sera la Direttiva Europea sugli shopper presentata dalla Commissione il 4 novembre del 2013.

Ne risulta che l'Italia può mantenere il suo modello, l'Europa riconosce le differenze dei Paesi Membri e la loro possibilità di seguire strade diverse per raggiungere il comune target di riduzione del 50% degli shopper in 3 anni rispetto al 2010 e dell'80% in 5 anni.
In caso di tassa e non di bando la tassa deve essere sufficientemente elevata da portare ai target di riduzione stabiliti. Per evitare distorsioni e aggiramenti della direttiva è previsto che i sacchi riutilizzabili non possano costare meno dei sacchi usa e getta. A titolo di esempio, l’Irlanda per raggiungere una riduzione dell’80% degli shopper ha applicato una tassa di 22 cents. I sacchi riutilizzabili non potranno essere venduti sotto questa soglia. Inoltre non potranno essere usati sacchi ultrasottili del tipo frutta e verdura per asporto merci.

Attraverso un differenziale di prezzo viene riconosciuto il contributo dei sacchi biodegradabili e compostabili nel migliorare qualità e quantità del rifiuto organico raccolto in modo differenziato. In questa logica i sacchi frutta e verdura sotto i 10um dovranno essere biodegradabili e compostabili entro 5 anni dall’applicazione della direttiva.

Allo stato attuale la direttiva votata dalla Commissione Envi riconosce la positività dei risultati prodotti dalla norma italiana sui sacchi in termini di trasformazione del problema del rifiuto organico in opportunità di sviluppo L’Italia, con la sua legge, infatti, ha già portato il consumo di shopper usa e getta da circa 180.000 tonnellate del 2010 a circa 90.000 del 2013 con una riduzione dell’ordine del 50% ed ha migliorato qualità e quantità del rifiuto organico, creando un vero e proprio modello di raccolta differenziata che funziona allo stesso modo in aree a bassa e alta densità di popolazione, come dimostra il caso di Milano.

“Questo caso italiano di bioeconomia trae la sua origine dalla evoluzione della ricerca e innovazione del settore delle bioplastiche biodegradabili da un lato e dallo sviluppo virtuoso della filiera del compost di qualità - da rifiuto municipale raccolto in modo differenziato - dall’altro. Le connessioni tra questi due sviluppi, verificatesi negli anni, hanno messo in moto una serie di comportamenti virtuosi e di iniziative di collaborazione tra svariati interlocutori (imprese, istituzioni, enti di ricerca, associazioni di settore, società di consulenza ed enti regionali ) generando un tessuto connettivo ideale per promuovere un cambiamento di modello di sviluppo con al centro l’uso efficiente delle risorse“, ha dichiarato Catia Bastioli, Amministratore Delegato di Novamont.

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Novamont SpA è leader nello sviluppo e nella produzione di materiali e bio-chemicals attraverso l’integrazione di chimica e agricoltura. Con 250 dipendenti, ha chiuso il 2011 con un turnover di oltre 160 milioni di euro, con un costante investimento in ricerca e sviluppo (+62% di spesa in R&S e + 46% di spesa per il personale dedicato ad attività di R&S negli ultimi 3 anni); detiene un portafoglio di circa 1.000 brevetti. Ha sede a Novara e stabilimenti produttivi e di ricerca a Terni e in Campania. E’ presente direttamente o attraverso distributori in Germania, Francia, Benelux, Scandinavia,Danimarca,UK, Stati Uniti, Cina, Giappone, Australia e Nuova Zelanda.

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